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Lo scorso 6 aprile il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha emanato due decreti sulla prevenzione e il contrasto del lavoro sommerso.

Il D.M. n. 57 istituisce il “Comitato Nazionale per la prevenzione e il contrasto del lavoro sommerso”, che ha il compito di coordinare e monitorare l’attuazione delle misure contenute nel Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, nonché di vigilare sul rispetto della Road map attuativa.

Il D.M. n. 58 aggiorna il Piano Nazionale emersione lavoro sommerso 2022-2025 e la relativa tabella di marcia, insistendo sulle sinergie con il Piano triennale di contrasto allo sfruttamento e al caporalato in agricoltura.

In particolare nel Piano c’è un paragrafo sul “fenomeno migratorio”:

Si propone di valutare l’introduzione di modifiche normative al Testo Unico sull’immigrazione al fine di affrontare in maniera efficacie le connessioni tra fenomeno migratorio e lavoro irregolare.
Nel disegno di una strategia complessiva di contrasto al lavoro sommerso, un’attenzione specifica va posta alle condizioni della manodopera straniera nel nostro Paese.

Questa necessità è correlata a una pluralità di fattori che rendono lavoratrici e lavoratori migranti particolarmente esposti al rischio di irregolarità e sfruttamento.

Come emerso dall’ultimo Rapporto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in Italia nel 2021 i lavoratori stranieri rappresentano il 10% degli occupati, ma continuano a essere sovra-rappresentati in quei settori in cui maggiore è l’incidenza di lavoro irregolare, come in “Altri servizi collettivi e personali” che vede una presenza di lavoratori stranieri pari al 34,3% e una preponderanza di forza lavoro extracomunitaria.
Importante anche l’incidenza in agricoltura (18,0% del totale), nel settore alberghi e ristoranti (15,3%) e nelle costruzioni (15,5%). I cittadini migranti e, in particolar modo, la componente femminile, scontano dei persistenti svantaggi nel mercato del lavoro: maggiore precarietà, minori retribuzioni, qualifiche più basse.
Sono anche più esposti al rischio di povertà e di particolare vulnerabilità: secondo le stime di ISTAT, oltre il 30% delle famiglie di soli stranieri è in povertà assoluta, contro meno del 6% delle famiglie di soli italiani.
Per rispondere alle sfide di fenomeni complessi, multidimensionali e interconnessi tra loro quali il lavoro sommerso e l’immigrazione, sarebbe opportuno apportare correttivi al decreto legislativo n. 286 del 1998 38 (TUI), in maniera condivisa tra le diverse amministrazioni competenti, per rendere più efficiente e trasparente l’incrocio tra domanda e offerta di lavoratori stranieri, rafforzare le misure di contrasto all’irregolarità e ai conseguenti fenomeni di sfruttamento e lavoro sommerso, concorrenza sleale e insicurezza.